Il piccolo "Balilla", un personaggio venuto dal Risorgimento Italiano



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Il tutto è nato dalla mia curiosità di scoprire l’origine della statuina in bronzo, che troneggiava sul tappo del radiatore del trattore Balilla, e che rappresentava un ragazzo che scaglia un sasso.Dopo diverse ricerche, e qualche dritta da parte di un genovese DOC, posso presentarvi il frutto delle mie ricerche!

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Era il 5 dicembre 1746 sul tramontare quando un drappello di soldati austriaci trascinava per la via di Portoria il mortaio “Santa Caterina” prelevato alla Cava dalle alture di Carignano, ad un certo punto la strada sprofondò sotto il peso del mortaio. I soldati in malo modo chiesero alla gente del posto un aiuto e quando un caporale alzò il bastone contro un uomo per farsi ubbidire, il popolo perdette la pazienza e gridando “Che l’inse?” ( chi la incomincia ?), un ragazzo, in genovese “Balilla”, lanciò il primo sasso, una pioggia di altri sassi venne scagliata sugli invasori austro-piemontesi che furono costretti ad abbandonare il mortaio e darsi alla fuga. Dopo 5 giorni di battaglia dovettero abbandonare Genova. Una lapide ricorda l’avvenimento, si può scorgerla all’angolo di Via XX Settembre e via 5 Dicembre, strada di Portoria che è stata denominata proprio con la data dell’inizio della rivoluzione.

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Un ragazzo dunque, diede il via ad una pagina importante del risorgimento italiano, e non potendolo individuare con precisione, lo chiameremo col nome reso perenne da Goffredo Mameli: Giovanni Battista Perasso. Bisogna ammettere che l’identificazione personale del Balilla in Giambattista Perasso nato nel 1729 nella parrocchia di Pratolongo di Montaggio, è apparsa ad un secolo di distanza, nel 1845. A lui si è contrapposto, nel 1865 un altro Giambattista Perasso nato nel 1735 nella parrocchia di Santo Stefano in Portoria. La Società Ligure di Storia Patria, invitata dal Municipio e dal Ministero della Pubblica Istruzione nel 1927 a riferire sulla tormentata questione ha risposto che, allo stato attuale delle conoscenze e della documentazione, non è possibile identificare con sicurezza il “ragazzo delle sassate”. La sua esistenza e del fatto, non può esserci dubbio, in un dispaccio inviato al governatore di Venezia in data 23 gennaio 1747 parla di un manifesto del nuovo governo contenente la frase ”la prima mano onde il grande incendio si accese, fu quella di un picciol ragazzo, quel diè di piglio ad un sasso e lanciollo contro un ufficiale tedesco.

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Il fascismo in seguito, nel quadro dell’interpretazione di se stesso, come prosecuzione del Risorgimento, riesumò il nome “Balilla” usando come strumento di propaganda il significato intrinseco dell’eroico gesto di Giambattista Perasso.
Infatti il termine “Balilla” fu accettato dal popolo italiano nel significato delle modeste dimensioni, della forza, dell’innovazione, del vigore, della giovinezza e quindi della novità ed era in linea con i tempi. E' sull'onda di queste idee che si diede origine all'"Opera Nazionale Balilla", istituita nel 1926 come un’organizzazione para-militare finalizzata a infondere nei giovani il sentimento della disciplina e dell’educazione militare.

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Nel ventennio fascista il termine Balilla venne usato come nome di battesimo per diverse macchine, sempre con lo scopo di mostrare al mondo che il mezzo che portava questo nome, anche se di ridotte dimensioni poteva tenere testa in forza ed affidabilità a mezzi più grandi e di costruzione straniera!
E' sufficiente ricordare la famosa vettura costruita dalla FIAT, il leggendario piccolo trattore costruito dalla MOTOMECCANICA, e (mia scoperta personale durante le ferie dell’anno scorso in quel di VASTO ) una piccola trebbiatrice da montagna costruita dalla ditta ITALOSVIZZERA.

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