Le pagine di William Dozza


15/06/03

GLI ARGOMENTI DEL MESE.

Salviamo i motocoltivatori!
Collezionisti e raccoglitori: la differenza.
Quando i modellini sono …veri!
A spasso col cingolato.
Qualche vecchia rivista (Agritractor).



Coltivatori in via d’estinzione
Molti di noi non hanno perdonato i loro padri che cinquant’anni fa hanno lasciato che i testacalda e i vecchi trattori a petrolio finissero nel forno della ferriera. Voltarono indifferenti la schiena non pensando allora che, con qualche manciata di biglietti da mille, oggi noi saremmo più ricchi di storia e di ricordi. Noi oggi ci stiamo comportando nello stesso modo nei confronti dei vecchi coltivatori. Non vorrei che i nostri figli ci accusassero di pidocchieria per non aver evitato, con un pugno di euro, la perdita di una parte di storia della meccanizzazione del nostro paese. Da un punto di vista storico, sociale e anche meccanico, il motocoltivatore può stare dignitosamente alla pari di un trattore del medesimo periodo. Anzi., il trattore restò per decenni solo il sogno dell’agricoltore medio-piccolo che in sua vece potè permettersi, e non sempre, solo un semplice coltivatore. Era come desiderare una Alfa e doversi accontentare di una Topolino! Ringraziamo oggi coloro che conservarono la Topolino e non pensiamo che qualcuno domani potrà ringraziarci per aver salvato qualche motocoltivatore. Rifletto su quest’argomento mentre sfoglio una raccolta di depliant di motocoltivatori dell’immediato dopoguerra. Che acume ci misero i nostri padri per cercare di sopravvivere durante quel maledetto periodo! Fecero di tutto utilizzando tutto ciò che poterono trovare. A volte qualche risultato può far sorridere; a me fanno tenerezza e cerco di capire lo stato d’animo e le frustrazioni di questi meccanici di paese, provenienti loro stessi dalla terra, che cercarono giorno e notte la soluzione di un problema, che avrebbe potuto elevarli anche di solo quattro dita sopra la soglia della povertà, e aprire uno spiraglio alla loro aspirazione di una vita migliore. E’ questa voglia di fare, di crescere, di uscire dal ghetto della miseria, che me li fa ammirare e stimare. Poi penso anche che, senza questa loro determinazione, oggi noi non saremmo dove siamo: ricchi, ma indifferenti e irriconoscenti. Un torto ce l’anno: ci hanno reso ricchi ma non ci hanno insegnato a diventare signori!

Un po’ di storia del motocoltivatore
Il motocoltivatore è coetaneo del trattore. Facciamo un passo indietro, Verso la fine del 1800, l’agricoltura, con il perfezionamento dell’aratro e l’alternanza delle semine, ha trovato un equilibrio che sembra giusto. Meno giusto è arare utilizzando i bovini, sacrificando il latte e la carne. Si cercano e si sperimentano nuovi sistemi di traino: il vapore per l’aratura funicolare che per essere praticabile abbisogna di grandi spazi livellati. Alla fine del secolo, al traino delle funi interviene anche l’energia elettrica, sino a quando il motore a combustione interna sarà perfezionato e reso affidabile per praticare una trazione diretta sull’attrezzo. Siamo arrivati alla fine della prima guerra mondiale quando il trattore diviene disponibile in notevoli quantità, ma il suo costo molto elevato, lo rende conveniente esclusivamente alle grandissime estensioni. Ai medi e ai piccoli coltivatori, mezzadri e no, resta la trazione animale o quanto meno i professionisti dell’aratura, non sempre disponibili per tutti. L’idea di uno strumento meccanico meno ingombrante di un trattore ma altrettanto efficace, aleggia in Europa dove, all’inizio del secolo (quindi prima dei trattori), appena si rendono disponibili motori medio piccoli, nascono i primi motocoltivatori. Gran Bretagna (Maskell Petter), Italia (Giannetti, Galardi-Patuzzo), Francia, Svizzera, Germania, sono tra i primi paesi dove queste macchine vengono realizzate. Abbiamo sotto gli occhi un depliant della Simar dove si legge che “il motocoltivatore a fresa è stato realizzato nel 1918 dall’ingegnere svizzero Mayenburg”. Riproduciamo un paio di pagine di questo catalogo a dimostrazione di quanto fosse polifunzionale.

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Una piccolissima motozappa realizzata utilizzando il motore 48 cm3 Motom, che negli anni Cinquanta era diffusissimo come ciclomotore.

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Cosa dire della fantasia con la quale si è cercato di dare risposta a una serie di bisogni dell’azienda agricola che a quei tempi, da ricordare, era isolata dal mondo, senza non dico telefono, ma anche corrente elettrica e strade carrozzabili.

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“Ellecinque” della CAB di Bergamo su licenza della tedesca Bungartz

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L’universale agricola “Aurelio” della ditta Zompero di Alte Ceccato, col motore posto in equilibrio sull’unica ruota trainante, rappresenta un bell’esercizio di meccanica.

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Se qualcuno vuol cominciare, gli do una mano!
Ero da un rottamaio e ho visto il ragno che è calato come un predatore su un paio di queste macchine, stringerle sino a fare schizzare un tappo e qualche bullone; li ho sentiti letteralmente gemere, poi li ho visti sollevare e cadere con un tonfo nel cassone. “Cosa valgono quei due motocoltivatori?” Ho chiesto. “Te li avrei dati per una cinquantina di euro”! Troppo tardi! Ma se c’è qualcuno che raccoglie motocoltivatori in modo serio, faccia un fischio. Sarò lieto di regalargli il supporto storico ai modelli che possiede o che ha in vista affinchè, tramite la storia, possa diventare collezionista e possa godere della medesima dignità che spetta a coloro che possono permettersi di collezionare auto di lusso o portasigarette con brillanti

Collezionisti e raccoglitori: la differenza
Piero da Vicenza - Mi spiace farle un appunto: non capisco perché lei ce l’abbia tanto su con gli appassionati che partecipano alle manifestazione e non li considera collezionisti. Chi sono per lei i collezionisti? La sua e-mail mi ha fatto piacere perchè mi permette di affrontare l'argomento collezionismo. Che è diverso dalla raccolta. In Italia vi sono moltissimi raccoglitori e pochissimi collezionisti. Collezionista è colui che raccoglie i trattori di un periodo, di una marca, di un tipo di trazione, di un paese e via dicendo. Di questo suo veicolo (o veicoli), ricerca tutto ciò che è possibile raccogliere a cominciare dalla documentazione storica per conoscerlo meglio e per renderlo vivo; raccoglie quindi la relativa documentazione tecnica, per ridargli quella dignità che aveva quando è stato costruito. Da noi si raccolgono chiacchiere e la documentazione storica viene derisa perché presenta dei limiti alle cavolate che vengono sparate in giro su date e tipi. In quanto al restauro, il raccoglitore si ferma al funzionamento del mezzo. Riportarlo nella sua veste originale non ci pensa nemmeno. Per lui il trattore è un pezzo di ferro che ha un valore perché gli amici ne parlano, perché sente dire che “costa”. Se per un miracolo, domani mattina tutti i trattori testacalda costassero dieci euro, la maggioranza di questi raccoglitori li abbandonerebbero nei fossi (dove io naturalmente andrei a recuperarli). Per questi raccoglitori il trattore per essere “vero” deve essere sporco e sporcare, deve puzzare, deve fare fumo, deve fare chiasso. Penso all’organizzazione e allo stile dei raduni che si svolgono in Gran Bretagna o in Germania e le confronto con l’improvvisazione e ai caos che distinguono quasi tutte le nostre manifestazioni. Salvo quelle dove gli organizzatori hanno capito che è necessario che qualcuno si metta a spiegare cosa diavolo mai sta succedendo durante una trebbiatura, per fare cultura e quindi collezionismo. Il collezionista lavora di testa, per lui il trattore è qualcosa di vivo e cerca di apprendere tutto il suo vissuto. Per ridargli così la vita. Io per esempio i trattori non li acquisto: li adotto! E quando a volte li vendo, la prima cosa della quale mi preoccupo è dove andrà a vivere. Non posso dimenticare il padrone di un testacalda il quale, prima del si definitivo, volle venire a casa mia per vedere dove il “suo” trattore sarebbe andato a vivere.

Quando un modellino è …vero!
Di modellini se ne vedono tanti in giro. Ve ne sono di belli e di meno belli, ma un modellino che funziona davvero è raro. Ci sono i piccoli trattori Orsi e Landini dell’amico di Spinetta Marengo, un paio di locomobili a vapore di quel gruppo di matti che stanno a Lippo, vicino all’aeroporto di Bologna, ma che esistesse una trebbia in formato ridotto (molto ridotto) in grado di trebbiare il frumento, questa mi era nuova. Sino ad oggi quando la cosa mi è stata confermata dal suo costruttore, tale Giacomo Ghezzi, ex camionista di Castiglion Fiorentino e fanatico delle macchine agricole d’epoca.

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Con questa piccola macchina, la cui altezza non supera il metro, Ghezzi trebbia le spighe di grano durante le manifestazioni alle quali si reca comunemente anche col modello “grande”. Dopo la trebbia era naturale costruire una sgranatrice e Ghezzi ha voluto cimentarsi con qualcosa di più difficile: sgranatrice autoportata Mais degli anni Trenta, definita al tempo “la trebbiante dell’avvenire”. Se l’autocarro Fiat 18 BL può suscitare qualche piccola perplessità, la sgranatrice è perfetta. Mancano solo le pannocchie in proporzione!

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In giro col cingolato
Chi possiede un trattore cingolato sa quali difficoltà vi siano al trasporto di un tale mezzo. Negli anni Sessanta prosperarono i costruttori di carelloni consistenti in piattaforme gommate, complete di sterzo e freni. Al posto del motore c’è un albero scanalato che prende energia dalla presa di forza del trattore trasportato. Geniale. Chi è interessato ad acquistare un oggetto del genere può mettersi in contatto con Corrado Vezzozi di Carpineti (Reggio Emilia), telefono0522 816482.

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Qualche vecchio numero di Agritractor
Mettendo in ordine (si fa per dire) i miei documenti sui trattori, mi sono ritrovato qualche copia di Agritractor, la rivista che si occupava della meccanizzazione agricola storica alcuni anni orsono.
Si tratta dei numeri:
- novembre dicembre 1997. Contiene: Same, 70 anni di storia e di successi; ABC del restauro; il compost; i boschi in Italia; notiziari regionali vari, pag 100.
- marzo aprile 1998. Contiene: trattori d’epoca alla fiera di Verona; storia del motocoltivatore; giardino Italia; i trattori di Giorgio Bollino; notiziari regionali vari, pag 86.
- gennaio febbraio 1998. Contiene: storia del trattore Lesa, i trattori della collezione Dozza; storia della seminatrice; notiziari regionali vari. pag 100 - febbraio 1999. Contiene: storia della trebbia, riproduzione di depliant di 8 pagine di locomobili, trebbie e trattori Lanz del 1924, le targhe dei trattori, un giorno alla Orsi, notiziari regionali vari. pag 86
- marzo aprile 2000. Contiene: UT5-la bomba dei Bubba, trattori a gasogeno, museo ungherese di Godollo e i consigli per arrivarci in auto, storia del trattore Ansaldo FB4r, trattori Renault, quotazione dei trattori storici, notiziari regionali vari, pag 52.
Se a qualcuno interessa per completare la raccolta mi scriva o mi telefoni. Dapprincipio pensavo di regalarli, ma poi tra spese postali e con i prezzi che corrono quando devo comprare qualcosa, ho deciso per un costo di Euro 18,spese comprese, contro assegno.
Chi li vuole mi scriva!